Pietre d’Inciampo, 13 gennaio 2023

Il 13 gennaio scorso alcuni allievi del liceo Alfieri hanno assistito alla posa da parte dell’artista tedesco Gunter Demnig delle pietre d’inciampo in ricordo di Wanda Maestro (in corso Marconi 11), Gina Sbrana e Nella Della Rocca (in via Madama Cristina 18).

Vanda Maestro, ex alfierina.
Nata a Torino nel 1919, Vanda Maestro era stata allieva dell’Alfieri, nella sezione A, dal 1929 al 1936, dalla prima ginnasio alla seconda liceo, diplomandosi con un anno di anticipo nella sessione autunnale del 1936. Si era poi laureata in chimica a Genova nel 1942. A Milano aveva fatto parte del gruppo di amici di cui Primo Levi parla nel racconto “Oro” del Sistema periodico, e con Levi aveva poi condiviso la scelta partigiana in valle d’Aosta, la cattura il 13 dicembre 1943 e la deportazione nel convoglio partito il 22 febbraio 1944 da Fossoli ad Auschwitz, dove sarà assassinata nelle camere a gas il 30 ottobre 1944.
Così scriverà di lei Primo Levi in Se questo è un uomo:
“Accanto a me, serrata come me fra corpo e corpo, era stata per tutto il viaggio una donna. Ci conoscevamo da molti anni, e la sventura ci aveva colti insieme, ma poco sapevamo l’uno dell’altra. Ci dicemmo allora, nell’ora della decisione, cose che non si dicono fra i vivi. Ci salutammo, e fu breve; ciascuno salutò nell’altro la vita. Non avevamo più paura”

Levi parlerà di lei anche in altri scritti, e le dedicherà una poesia, compresa nella raccolta Ad ora incerta:

25 febbraio 1944
Vorrei credere qualcosa oltre,
Oltre che la morte ti ha disfatta.
Vorrei poter dire la forza
Con cui desiderammo allora,
Noi già sommersi,
Di potere ancora una volta insieme
Camminare liberi sotto il sole.
9 gennaio 1946




A sinistra, Federico Caniglia, III delta, legge la poesia di Primo Levi dedicata a Vanda Maestro in occasione della posa della pietra d’inciampo, 13 gennaio 2023

Alla posa della pietra d’inciampo per Vanda Maestro hanno assistito le classi I gamma e III delta – oltre a Sofia Gili, III C, con il ruolo di fotografa – insieme alle professoresse Daniela Saglia, Anna Segre e Chiara Vaccaneo.
 
Gina Sbrana e Nella Della Rocca: la mamma, la nonna e il bambino che corre.
2 ottobre 1944, due SS italiane si presentano in un appartamento torinese la cui proprietaria, Nella Della Rocca, è stata denunciata come ebrea dalla delazione della portinaia; con lei ci sono la figlia, Gina Sbrana, e il nipote di nove anni, Giuseppe Laras. Le due donne offrendo tutto il denaro di cui dispongono riescono a ottenere che almeno lascino scappare il bambino; nel punto in cui secondo gli accordi avrebbero dovuto lasciarlo andare, tuttavia, non accennano a mollare la presa, ma il ragazzino riesce comunque a divincolarsi e fugge senza poter neppure dire addio alla mamma e alla nonna, che non vedrà mai più, e corre attraverso la città verso una casa sicura.
Giuseppe Laras diverrà una figura chiave della storia dell’ebraismo italiano: per molti anni Rabbino Capo di Milano, sarà un pioniere e protagonista del dialogo ebraico-cristiano, grazie anche alla lunga collaborazione e all’amicizia personale con il Cardinale Martini.
 
Alla posa delle pietre d’inciampo per Gina Sbrana e Nella Della Rocca ha assistito la classe III sigma, che aveva precedentemente approfondito questa tragica vicenda,  con il prof. William Bonapace.